La storia di Ischia
L’isola per sua natura geografica è sempre stata in una posizione defilata rispetto ai grandi avvenimenti italiani, ma conoscerne lo sviluppo nel tempo è ugualmente interessante perché spesso la storia locale ha le sue p..
Il Re Ferdinando IV di Borbone, per tempo, e la Regina Maria Carolina, insieme ad una Corte frammentata, confusa e disorientata, ma oramai rassegnata a tale evento, si erano, tra varie peripezie e tentennamenti, rifugiati in Sicilia. Il 19 febbraio 1806, Giuseppe Napoleone, faceva il suo ingresso a Napoli, mentre in un vano tentativo di difesa in Calabria, il Principe Ereditario Francesco e suo fratello Leopoldo, si attardavano sulle montagne impervie tra Lagonero e Campotenese, fino a che sconfitti ripetutamente non lasciarono definitivamente il continente.
Iniziava il "Decennio Francese" (1806- 1815) del Regno delle Due Sicilie, senza raggiungere lo scopo finale di annessione della Sicilia, che rimase nelle mani dei Borbone, appoggiati militarmente dagli inglesi, che a loro volta, non avevano rinunciato a riconquistare quella parte del Regno nelle mani dei francesi.
Essa, per la sua posizione a guardia dell’imboccatura a Nord del golfo, ha rappresentato nel corso delle vicende storiche del Regno di Napoli, un luogo strategico di fondamentale importanza, così come l’isola di Capri lo era sul versante a Meridione. L’intreccio degli avvenimenti e dei personaggi che li determinarono, scandirono la storia dell’isola insieme al più vasto spazio geografico del quale faceva parte, divenendo, in alcuni momenti di elevata tensione politica e militare, il crocevia dei destini umani e dei popoli in guerra.
In questo contesto di belligeranza, nelle acque che circondavano l’isola, si confrontarono nella secolare lotta per il predominio, potenze navali di antica tradizione, poiché il controllo dell’isola assicurava vantaggi militari di rilevante importanza difensiva nei confronti della vicina Capitale del Regno.
Nella cronistoria degli avvenimenti, del primo decennio del XIX secolo, l’isola fu al centro di un confronto decisivo per il suo possesso, che passò alla storia come la spedizione anglo-borbonica (1809), destinata, nel suo ambizioso progetto di riconquista del Regno, a sottrarre l’isola ai francesi che ne avevano conquistato il controllo, e che si accingevano a potenziare l’impianto difensivo delle fortificazioni per accrescerne la capacità di fuoco, secondo un organico piano strategico.
Impresa complessa, quella delle forze anglo-borboniche, sia per la diversità degli intenti che per la disparità delle forze in campo, che aveva negli inglesi la potenza militare e nei Borbone, radicati sul territorio da diversi decenni, la legittimazione e le sinergie per acquisire il fine preposto. I Borbone, d’altronde, attraverso gli insediamenti dei numerosi Siti Reali, delle fabbriche e delle attività produttive, potevano almeno negli auspici, a differenza dei francesi, che erano a loro subentrati, contare su di un più antico e vasto consenso delle popolazioni locali.
Per i Borbone la fedeltà delle popolazioni era una convinzione motivata, poiché nel corso di vari decenni, a partire dal capostipite Carlo, la loro presenza sul territorio si era consolidata attraverso la costruzione o l’acquisizione di edifici, le cosiddette "Reali Delizie" che con i loro terreni circostanti, caratterizzati da una intensa attività agricola, da allevamenti selezionati ed ambiziose iniziative industriali, costituivano, nel loro insieme, una concatenazione di modelli produttivi fondamentali per i programmi economici finalizzati alla penetrazione e sviluppo del territorio.
Ed in questo senso, conferì al figlio l’impegno di rappresentarlo, ricordandogli che non potendo disporre che di un piccolo esercito "con il quale circondarlo", il sostegno e la partecipazione di quelli che egli considerava ancora i suoi sudditi, doveva costituire il supporto umano e logistico, da affiancare al militarmente forte esercito inglese. Non sempre nel corso degli eventi che segnarono l’avanzata dei francesi in Calabria, tale fiducia si rivelò fondata; la preoccupazione delle popolazioni disseminate in tenitori remoti, era soprattutto quella di non subire gli effetti devastanti del conflitto, indipendentemente dalla loro devozione, per cui esse erano spinte ad assumere atteggiamenti di diffidenza ed autoprotettivi. Tuttavia sull’isola d’Ischia, i Borbone erano riusciti a raccogliere un solido consenso popolare; essi furono frequentatori assidui, attratti dalle straordinarie risorse locali, ed in particolare di quelle termali, che dovevano costituire nel tempo, i presupposti della sua crescita ed espansione economica.
La loro ininterrotta presenza sull’isola, a partire da Ferdinando IV, si concluderà con un evento storico di vasta portata, destinato nel 1854 a rivoluzionare lo stesso destino delle popolazioni con l’apertura del Porto, per volontà di Ferdinando II. L’isola, era stata nel suo passato, incontro di civiltà e culture diverse, a partire dalla remota fondazione della colonia greca, nel tempo si era consolidata la tradizione di sito privilegiato di cura e di villeggiatura; i sovrani Borbone non mancarono di lasciare i segni della loro presenza. Se Carlo, il capostipite, nel corso del suo regno, non lasciò tracce edilizie sull’isola, fu perché già impegnato nella costruzione totale o parziale di innumerevoli edifici reali a Capodimonte, Portici, Caserta e Napoli, tuttavia l’isola e le sue straordinarie risorse gli erano ben note e da lui apprezzate, dal momento che il primo medico di corte Francesco Buonocore, aveva sull’isola, nella località "Villa de Bagni", il suo casino in posizione dominante sull’antistante lago, e che svolgerà un ruolo rilevante nella storia dei luoghi con il successivo passaggio ai Borbone, divenendo un fattore propulsivo dello sviluppo economico dell’isola.
Testimonianze eloquenti della conoscenza di Carlo, circa le capacità terapeutiche delle sorgenti termali e minerali di Ischia, sono rintracciabili nelle numerose lettere che l’architetto Luigi Vanvitelli inviava a suo fratello Urbano; non mancando di informarlo, che su suggerimento del “Suo Sovrano” e su raccomandazione del medico Buonocore, si era recato ripetute volte a Casamicciola ed a Lacco, per curarsi dalle gravi forme reumatiche e renali che lo affliggevano. Esiti miracolosi sembrava talvolta aver trovato il Primo Architetto di Corte, afflitto da dolori all’articolazione del piede, che gli impedivano di svolgere la sua attività motoria, rendendogli penoso il seguire i suoi cantieri oppure il partecipare alla vita sociale, che riteneva indispensabile nei suoi rapporti con i maggiori protagonisti di una corte difficile con equilibri in continua mutazione.
Il successore di Carlo, suo figlio Ferdinando IV, anch’egli appassionato della pratica della pesca e della caccia, fu personalmente interessato a frequenti trasferimenti sull’isola, decidendo di prendere in fitto il casino dagli eredi del medico Buonocore, insieme con il sottostante lago dall’Università d’Ischia, destinato a soddisfare il suo piacere per le “reali pescate”. Le attrattive del casino indussero probabilmente il sovrano a meditarne l’acquisizione, poiché decise di affidare a Carlo Vanvitelli, che aveva raccolto l’eredità paterna, della direzione della Reggia di Caserta e della conduzione di gran parte degli interventi relativi ai beni di Casa Reale, l’incarico di studiare un progetto d’insediamento e trasformazione di un ambito territoriale, che doveva estendersi sul promontorio di S. Pietro. Carlo Vanvitelli, presentò al sovrano due ipotesi, entrambe incentrate nella costruzione di un nucleo principale, concepito quale fulcro del progetto: l’erezione di un padiglione di caccia o in alternativa, un tempietto circolare con un colonnato di forma neoclassica, dedicato ad Esculapio, luogo allusivo delle proprietà terapeutiche, insite nelle profondità del sottosuolo, ed in particolare delle adiacenti sorgenti di Fornello e Fontana.
I progetti, come pure l’acquisizione del Casino, non si concretizzarono, probabilmente per il clima rivoluzionario che minaccioso soffiava dalla Francia, e che nella sua più violenta esasperazione, portò alla drammatica decapitazione del Re di Francia Luigi XVI e della Regina Antonietta, sorella della Regina Maria Carolina. Lo stesso Regno di Napoli, sarà, io anni più tardi (1799), investito e profondamente scosso, dall’ondata rivoluzionaria proveniente dalla Francia, che dopo le drammatiche vicende della Repubblica Partenopea, sfocerà nell’avvento dei napoleonidi. Da questi tumultuosi eventi che si susseguirono incalzanti, Ferdinando IV per la seconda volta nel giro di pochi anni, fu costretto a lasciare la Capitale (11 febbraio 1806), rifugiandosi in Sicilia con la sua famiglia, portando con sé un ingente quantitativo di arredi e opere artistiche di ogni genere, caricate su di una flottiglia, costituita dalla fregata «Minerva», dal vascello «Archimede» e da altre navi.
Da questi eventi, si mosse la spedizione anglo-borbonica con i suoi risvolti politici e militari, ma anche personali dei suoi protagonisti, sul cui svolgimento ed esito, sono rimaste le testimonianze, spesso narrate con esasperato spirito di parte, dagli storici che furono partecipi degli avvenimenti. Poco noto, e per larga parte inedito, è il cospicuo carteggio proveniente dagli archivi Borbone, relativo alle motivazioni, ai preparativi e allo svolgimento della missione, che per il serrato intersecarsi dei documenti privati e diplomatici, su cui si fonda la presente ricostruzione degli avvenimenti, costituisce la più completa ed articolata testimonianza storica per la conoscenza di quegli eventi
L’isola per sua natura geografica è sempre stata in una posizione defilata rispetto ai grandi avvenimenti italiani, ma conoscerne lo sviluppo nel tempo è ugualmente interessante perché spesso la storia locale ha le sue p..
L’isola di Ischia è stata da sempre meta di vacanza. In passato vi si recavano nobili e uomini famosi, artisti e intellettuali di tutta Europa. Molto spesso erano ospiti in ville di Ischia di proprietà privata, oppure tr..
Poche leggere pennellate intrise di aria, veloci, ma decise. Il Gigante - di nome e di fatto - della pittura napoletana trascorse lunghi periodi sull'isola di Ischia dipingendone i luoghi più amati..
Grazia frugale a colpi di scalpello nella roccia, minimalismo obbligato. Finestre nessuna, un arco e qualche tronco di castagno, unica apertura: l’uscio. Una vasca scavata tra i massi per la raccolta di acqua, dove ora c..
Ischia è una isola assai vicina di Napoli, nella quale fu già tra l’altre una giovinetta bella e lieta molto, il cui nome fu Restituta, e figliuola d’un gentil uom dell’isola, che Marin Bòlgaro avea nome, la quale un gio..
«…luceano le stelle, in cielo fan l’amore con le lampare» anche uno “storico” sindaco ischitano degli anni 50, Vincenzo Telese, venne toccato dalla musa e compose per la sua isola una canzone nostalgica che parlava di be..