Una grande e verde montagna l’Epomeo vi sorprenderà per la sua bellezza perenne. Sia che decidiate di passeggiarvi in inverno che in estate scoprirete che l’Epomeo ha un aspetto ipnotico in ogni stagione, se poi alle bellezze naturali aggiungete il fascino delle tante storie che qui sono state vissute sarà difficile non rimanerne profondamente catturati
Storie di mille e mille anni fa quando dopo potentissime e turbolente eruzioni l’Epomeo diventò ciò che ora ci appare, levandosi dal mare dove era stato per parecchi millenni, la traccia di questo passato submarino è ancora ben visibile ed in grande quantità: il particolare tufo che troverete in abbondanza lungo la strada mulattiera che porta alla cima è verde proprio per essere stato sottacqua per tanto tempo.
Non ci sono però soltanto storie geologiche da raccontare per l’Epomeo.
Filostrato attesta che sulla vetta del monte si ergeva un tempio sacro a Nettuno, col simulacro del nume tra la prora e l'aratro. Nel Quattrocento abbiamo testimonianze che il tempio è diventato chiesa; ne parla Pontano nel suo "De Bello Napolitano", lib. V.
Scrivendo della battaglia tra Giovanni D'Angiò e le truppe dell'ammiraglio Poo, Pontano riporta
«Era nella cima del monte una picciola chiesa di San Nicola, dalla quale era non molto lontano un bastione vecchio, fatto per ricovero delle genti per gli improvvisi assalti di Mori, il qual luogo è chiamato in vocabolo barbaro la Bastia [...]».
L'eremo fu ristrutturato ed ampliato successivamente nel 1754 da Giuseppe D'Argouth, all'epoca capitano del castello Aragonese. Sembra che questo valoroso capitano in un momento di grande pericolo avesse fatto voto a S. Nicola di farsi eremita nel caso fosse sopravvissuto. E così fu e insieme a 12 compagni d'armi si ritirò nell'eremo del monte Epomeo.
Il D’Argout morì sull’Epomeo il 17 Agosto del 1778.
Questa silenziosa montagna, lo avrete capito, è stata testimone nei secoli non soltanto del volo di falchetti e delle corse dei conigli selvatici, della vita minuta, feriale dei pastori che qui ancora oggi accompagnano le loro greggi di pecore e capre.
Fatti tragici sono successi anche qui come quello del 9 marzo del 1947, quando un aereo inglese si schiantò su di una grossa cima sporgente della collina in località Bocca della Serra. Il bilancio fu di circa 20 morti, tra funzionari civili e militari. Oggi sul luogo dell’incidente è stata posta una lapide con la data e i nomi delle vittime: sono tutti giovani uomini e donne, tra loro c’è anche un bimbo, a soli due anni, Simon Pay morì nell’incidente dell’Epomeo.
La bellezza sublime di una montagna come questa può anche essere scelta per dire addio al mondo. Qualcuno non molti anni fa ed altri, molti secoli prima, hanno scelto questo luogo per farla finita. A memoria di questi insani gesti resta una piccola edicola con una Madonna e dei fiori. Per chi ignora quelle tristi storie il piccolo tabernacolo è solo una icona religiosa che ben si sposa con il senso mistico della montagna, ma chi conosce i drammi che si sono consumati sull'Epomeo sa che anche lì, così in alto, in quel pezzo di montagna che guarda a Forio gli uomini hanno portato il disordine del loro dolore.
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