Le cento canzoni dedicate all'isola verde. Quando Totò scriveva " Ischia paravis e' gioventù..."
«…luceano le stelle, in cielo fan l’amore con le lampare» anche uno “storico” sindaco ischitano degli anni 50, Vincenzo Telese, venne toccato dalla musa e compose per la sua isola una canzone nostalgica che parlava di bellezza del paesaggio e di nostalgia per un amore lontano.
L’innamorato della canzone rivolgendosi alla sua amata distante la invitava a ritornare nella “casetta rosa in riva al mare “ allettandola con le bellezze della natura oltre che con la sua promessa d’amore “ vieni a vedere i pini “ cantava quel cuore infranto “ quando nel cielo brilla il sole d’or, vieni ti aspetto vieni, fammi sognare ancor ”. Negli anni 50’ esplode una vera gara a chi scrive la canzone dedicata ad Ischia più bella. Scrive lo scrittore Vittorio Paliotti, autore di una bella Storia della canzone napoletana: “Ci si mise pure Totò, anzi, per essere più precisi, il principe Antonio De Curtis. Nel 1957, infatti, sull'onda delle tante e tante canzoni che, proprio in quell'anno, furono dedicate all'isola verde, il grande attore scrisse e musicò una composizione intitolata semplicemente "Ischia" e che venne edita dalla Titanus. (…) Ischia sta vivendo la sua prima grande stagione turistica di livello internazionale. Da tutto il mondo arrivano personaggi illustri. In tutto il mondo, Ischia viene decantata. Già, de-cantata. Ma chi la canta?
Il primo a farsi avanti è Domenico Titomanlio, in arte Tito Manlio. L'uomo ha 52 anni ed è considerato uno dei più noti autori di canzoni non solo napoletane, ma anche in lingua. (…) Tito Manlio decide di dedicare una canzone all'isola che più ama. La intitola "Ischia parole e musica" e la fa musicare da Marcelllo Gigante. "Ischia, parole e musica / è 'sta canzone mia" recita il refrain.
"Ischia parole e musica" fu al centro, nell'agosto del 1953, di un episodio a dir poco eccezionale. Entusiasmati per il successo della canzone che veniva continuamente trasmessa dalla radio, gli ischitani decisero di sdebitarsi nei confronti del poeta.
I capifamiglia dei sei comuni dell'isola si riunirono in un salone delle Terme "Regina Isabella" di Lacco Ameno. Ognuno avanzò una proposta: chi di far coniare una medaglia d'oro, chi di organizzare un ricevimento su uno yacht. La proposta più applaudita fu quella che avanzò il principe Pignatelli di Montecalvo: donare a Tito Manlio un pezzo di terreno affinché vi potesse far costruire una casetta. Si legge nel verbale della seduta: "Tale terreno deve essere in riva al mare in modo che Manlio possa farsi il bagno e deve avere un po' di pineta perché possa riposarsi nell'ombra". Con le offerte di tutti gli ischitani, fu acquistato il terreno che poi venne regalato al poeta. (…)"
Scrivono ancora canzoni per Ischia: " Riccardo Pazzaglia e Domenico Modugno con "Ischia sta mmiez''o mare". Nisa e Fanciulli con "Na casa a Ischia". Minervini e Nino Oliviero con "Ischia se chiama". Ettore De Mura e Mario De Angelis con "Isola verde". Vincenzo Acampora, Enrico Buonafede e Franco Colosimo con "Canzuncella a ddoie voce".
Se negli anni ’50 c’è un boom di canzoni dedicate all’isola, anche prima Ischia era stata omaggiata con numerose dediche “ (…) negli studi folcloristici compiuti da Gaetano Amalfi nel 1909 e da Luigi Molinaro Del Chiaro nel 1916, si citano diversi esempi di canti popolari (cioè presumibilmente di creazione collettiva) registrati fin dai primi dell'Ottocento a Ischia e, in particolare, nel comune di Serrara – scrive ancora Paliotti - Nell'anno 1900(…) nasce la prima vera canzone dedicata a Ischia. Si chiama "Ischitana" e ne sono autori il poeta Vincenzo Cipro, giornalista del periodico "La Follia", e il musicista Giuseppe Salzano, già l'anno precedente cimentatosi in "'E sciure arancio" e "'O zucchero". Di "Ischitana" divenne particolarmente famoso il ritornello: "Ccà, nu cielo nu mare e na rena / ccà te parleno sempre d'ammore".
Nelle balere e nei night sul mare i cui nomi sono rimasti nella leggenda delle notti ischitane - O’ Rangio Fellone, il Monkey bar, O’ Pignatiello – in quei mai dimenticati decenni di metà Novecento, canzoni sussurrate accompagnate al piano o con la chitarra costringono le dame in abito da sera a stringersi più forte al proprio compagno di ballo, il ballo guancia a guancia, o della mattonella, come si chiamava allora, fa illanguidire con le sue dolci note e le belle parole di una canzone dedicata ad Ischia forse si intrecciano con quelle sussurrate all’orecchio di un “lento” anni 60 sotto la luna ischitana.
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