I quattro mesi di Truman Capote sull’isola di Ischia
Racconta lo scrittore Raffaele La Capria che appena giunto ad Ischia Truman Capote “mentre scendeva dal vaporetto inciampò e ruppe l'orologio”.Era chiaro che l'isola – commenta La Capria - non era il posto per la fretta e la furia delle cose” ed infatti Truman Capote vi rimase quattro lunghi mesi. Mesi trascorsi con il suo compagno al mare, a scrivere, a contemplare, da buon esteta, la fiorente natura foriana ed i “più bei pescatori dell’isola”
Truman Capote giunge ad Ischia nel 1949 con Jack Dunphy, suo compagno per trentotto anni.
Alloggiano a Forio alla Pensione Di Lustro. Occupano quasi un intero piano della pensione e dalla loro stanza scorgono il mare. In quel periodo a Forio esistono soltanto una decina di alberghi, tutti di bassa categoria, racconta Capote. L’acqua potabile arriva soltanto con le navi - cisterna e i collegamenti marittimi sono garantiti dal "postale". Lo scrittore giunge a Forio da Ischia su un carretto e la descrive così: «bianca di luna, lambita dal mare mormorante, da cui si levarono i rintocchi del vespro come un frullo di uccelli».
Nella pensione conosce Gioconda, con la quale instaura una tenera amicizia, nonostante le difficoltà della lingua. Spesso Capote si reca a ritirare la posta: un’occasione per incontrare al Bar Maria gli amici americani, che sono sul posto. Una vita tranquilla la sua, fatta di abitudini semplici e un vivo interesse per le usanze locali: la siesta pomeridiana, l’arrivo della Principessa (la barca), la processione della Madonna.
A Ischia lo scrittore americano scrive Summer Crossing
Che però non è ambientato sull’isola. Capote ne parla in una lettera inviata a Bob Linscott: «Ho delle buone speranze per ’Summer Crossing’ e scrivendolo mi sento vivace e del tutto legittimato a farlo, anche se mi rende continuamente nervoso, il che è probabilmente un buon segno, e non mi va di parlarne, il che è un altro buon segno...».
Durante i mesi trascorsi ad Ischia Capote scrive molte lettere ad amici al di là del mare dove descrive l’isola «Che posto strano, e stranamente incantato è questo. È un’isola al largo della costa di Napoli, molto primitiva, abitata per la maggior parte da viticultori e da pastori di capre, da W. H. Auden e dalla famiglia Mussolini» .
Anche al fotografo Cecil Beaton, Capote scrive dell’isola
«È davvero molto bella e strana, occupiamo quasi un intero piano proprio sul lungomare, il sole è duro come il diamante e c’è dappertutto il piacevole odore meridionale del glicine e delle foglie di limone...».
Ma come si trascorrevano le notti sull’isola che a quel tempo non era certo come adesso piena di occasioni di divertimento? Organizzando feste sul tetto di una pensione Di Lustro, scrive Capote : «L’avevo decorato con delle lanterne giapponesi, ed erano venute circa cinquanta persone, compresi tutti i più bei pescatori dell’isola. Se la spassavano tutti. Tutti, cioè, eccetto Wystan che non ballava con nessuno, e non parlava con nessuno e se ne stava seduto in un angolo da solo, con la faccia tetra...».
E sapete chi era questo musone saturnino? Un grande poeta, Wystan Auden.
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