Incontri ravvicinati nel mare di Ischia: il delfino
Un salto e una pinnata e dal mare sbuca con tutta l’allegria di cui è capace uno dei più intelligenti abitanti del Tirreno: il delfino. E nelle acque di Ischia non è raro incontrarli, perché non distante dall’isola c’è un vero e proprio condominio di cetacei: il canyon sottomarino di Cuma, da tempo oggetto di studio dell’Associazione Delphis di Ischia che tanto sta facendo per la tutela di delfini e cetacei.
Ad Ischia, precisamente a Lacco Ameno, nella villa Arbusto, Delphis ha fondato il museo del Delfino con una postazione per l’avvistamento dei cetacei in mare. Che l’uomo sia sempre stato affascinato dall’acume straordinario di questi mammiferi acquatici è cosa nota.Basta scorrere le pagine della storia dell’arte e dell’antichità per trovare innumerevoli esempi di bassorilievi, mosaici, ceramiche dipinte, affreschi che raffigurano delfini.
Il delfino era dedicato ad Apollo ed era considerato signore dei mari, amico dell’uomo, amante dei bambini, sensibile alla musica, compagno dei marinai ai quali preannuncia acque calme e rotte sicure, "complice" dei pescatori, caro agli Dei per i quali la sua cattura è un sacrilegio.
E sul delfino fioccano miti e leggende.
Secondo una di esse il patto di amicizia tra delfini e umani era stato suggellato dall’unione di Poseidone, signore del mare, con Melanto, figlia di Deucalione, alla quale il dio si era presentato con le sembianze di un delfino. Per questo motivo il figlio fu chiamato Delfo, da cui prese nome la città di Delfi - dove si trovava l’oracolo di Apollo - di cui era il re quando Apollo giunse a prenderne possesso.
Al mito di Dioniso si ricollega un’altra spiegazione dell’amicizia tra delfini e umani. Nel corso delle mille avventure e disgrazie subite per affermare il suo diritto alla vita eterna, Dioniso ebbe occasione di chiedere ad alcuni pirati di traghettarlo da Argo a Nasso, ma scoprì un complotto da costoro ordito per venderlo in schiavitù. Per punirli trasformò i loro remi in serpenti, avviluppò la nave in una cortina d’edera e la paralizzò con tralci di vite finché i pirati, impazziti, non si gettarono in mare, venendo trasformati in delfini. Da allora essi sono amici degli uomini e si adoperano per salvarli dai flutti, come memoria del pentimento dei pirati da cui discendono.
Non sempre l’uomo ricambia questo patto di fedeltà, almeno nei tempi moderni. I delfini nei nostri mari stanno diminuendo a vista d’occhio e sono sempre più faticosi i tentativi di tutela.
L’associazione Delphis studia i cetacei delle acque intorno all’isola dal 1991.
Riportiamo un estratto da un articolo pubblicato da Delphis sulla ricerca effettuata:
«I primi anni di studio hanno permesso di stabilire la ricca varietà di specie di cetacei: stenella striata (Stenella coeruleoalba), delfino comune, (Delphinus delphis), tursiope (Tursiops truncatus), grampo (Grampus griseus), globicefalo (Globicephala melas), capodoglio (Physeter macrocephalus) e balenottera comune (Balaenoptera physalus). Nel periodo 1997-2000 la ricerca si è focalizzata a nord dell’isola, nell’area corrispondente alla parte terminale di un ampio e complesso schema di canyons sottomarini. La scarpata continentale a nord di Ischia risulti a più tratti incisa da canyons sottomarini, di cui il più profondo è quello da loro definito come canyon di Cuma.
Il canyon di Cuma è una profonda ed ampia valle sottomarina che, partendo dalle aree prossime ai Campi Flegrei, raggiunge una profondità massima di 800 m tra le isole di Ischia e di Ventotene. Fenomeni di sedimentazione e idrodinamici caratteristici dei canyons creano un habitat speciale, caratterizzato da un’elevata densità locale e diversità di fauna bentonica e pelagica, che supera quella di altri habitat lungo la piattaforma e la scarpata continentale. Le osservazioni relative a questo studio, ed effettuate negli anni 1997, 1998 e 1999, sono avvenute a bordo di un’imbarcazione a vela con motore ausiliario di 15 m, Barbarian, equipaggiata per la navigazione d’altura e dotata di un sistema d’ascolto subacqueo e registrazione per raccogliere dati di bioacustica.
Nel 2000, in seguito al naufragio dell’imbarcazione laboratorio gli studi sono continuati a bordo di Jean Gab, cutter oceanico di 17,70 m, attrezzato nuovamente per la ricerca con, in aggiunta al precedente sistema, una telecamera subacquea solidale alla prua dell’imbarcazione. Le rotte sono state scelte con lo scopo di ottimizzare gli avvistamenti, sono state quindi determinate giornalmente sulla base delle esperienze degli incontri con i cetacei avvenuti nei giorni precedenti.
La particolare geomorfologia dei fondali del canyon di Cuma favorisce la presenza in ambiente costiero di 5 diverse specie di cetacei. Specie pelagiche, quali balenottera comune, o a rischio di estinzione come delfino comune mediterraneo, sfruttano annualmente la ricchezza delle risorse alimentari locali che costituiscono perciò un importante sito di alimentazione. La presenza di neonati in tutti i branchi di Odontoceti induce a pensare che l’area svolga anche la rilevante funzione di sito di riproduzione.
Sfruttamento intensivo delle risorse marine dal parte dell’industria della pesca, degrado generale dell’habitat, catture nelle reti derivanti, collisioni e disturbo causati dal traffico commerciale e da diporto sono tuttavia causa di mortalità e minacce per tutte le specie di cetacei presenti, compreso l’unico gruppo di delfino comune mediterraneo sino ad ora monitorato nelle acque italiane».
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