Capri la bella, capriccio degli dei

L’isola degli dei, Capri l’azzurra è ad un soffio da Ischia.Coste bianche ed altissime e ville romane ne fanno una perla del Mediterraneo

Raggiungere la vicina isola di Capri da Ischia è facilissimo, le due terre sono infatti separate soltanto da mezz’ora di viaggio in mare. Da Ischia le compagnie di navigazione organizzano quotidianamente escursioni. Per farvi conoscere un po’ meglio la vicina di casa di Ischia riportiamo un articolo tratto dal sito www.capri.net Dalla costa partenopea e salernitana, tra Capo Miseno ed Amalfi, si erge uno scoglio che è come un sogno perso nell’azzurro cobalto del suo mare.

È l’isola mediterranea invidiata ed esaltata nelle liriche più famose. È Capri.

Il profumo dei fiori, la raffinata sfaccettatura dei colori, le reminiscenze di un passato millenario, l’ammaliante silenzio rotto solo dal lacerante grido dei gabbiani, sono alcune delle caratteristiche della favola che vi raccontiamo. Il primo scopritore di Capri fu Augusto nel 29 a.C. che innamoratosi dell’isola la toglie dalle dipendenze di Napoli scambiandola con la fertile Ischia.

Inizia il suo dominio privato seguito dalla fiorente edilizia che il suo successore Tiberio attuò dal 27 al 37 d.C, con la costruzione di ben 12 ville. I primi abitanti dell’isola furono i Teleboi che si stabilirono a Capri nell’VIII secolo a.C. Dell’antica acropoli greca restano solo le mura di fortificazione. Nel 1906 durante i lavori di ampliamento nell’albergo Quisisana furono rinvenuti dal medico caprese Ignazio Cerio alcuni resti di animali preistorici ed armi in pietra.

Il nome di Capri, secondo alcuni storici, deriverebbe dal greco Kapros-cinghiale.

Altri invece, l’attribuiscono all’origine latina, cioè Capreae. L’isola ha una superficie di circa 12 Kmq di lunghezza ed una larghezza di 3 Km. I grandi eventi politici che si svolsero tra il VI ed il XIX secolo a Napoli, con il succedersi delle dinastie Angioine, Aragonesi, Spagnole e Borboniche, ebbero a Capri scarsi riflessi.

L’isola esposta alla scorreria Musulmana restava abbandonata a sé stessa e la migliore difesa dei capresi era quella di disertare l’abitato della Marina per rifugiarsi sulle alture. Capri era povera di risorse e con una popolazione decimata dalle piraterie e dalla peste. Fra il Seicento ed il Settecento, si aggiunse la rivalità dei due Comuni di Capri ed Anacapri, per la non facile regolamentazione dei reciproci diritti di giurisdizione civile ed ecclesiastica.

Attraverso l’ultima eroica vicenda di sbarchi i Francesi completarono le fortificazioni sull’isola e vi restarono fino al crollo della potenza Napoleonica e alla restaurazione Borbonica del 1815. Capri esce così dal lungo letargo e si affaccia entusiasta alla vita romantica dell’800. Iniziarono le corse verso l’isola beata di solitudine e di semplicità paesana, i soggiorni prolungati e le residenze definitive di artisti, di scrittori, di poeti stranieri. L’albergo Pagano, il primo albergo di Capri, ospitò nel 1826 il tedesco Augusto Kopisch.

L’esodo degli intellettuali russi, dopo la guerra russo-giapponese del 1905, contribuì a fare di Capri, un rifugio letterario-politico. In quegli anni giunse Massimo Gorki, accolto benevolmente dall’ambiente cosmopolita dell’isola. Nella letteratura contemporanea due scrittori si dividono il primato della letteratura caprese: lo svedese Axel Munthe e l’isolano Edwin Cerio.

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