Colate di lava e tufo verde, un po’ di storia geologica di Ischia
Gli amanti della geologia trovano pane per i loro denti in terre come quella ischitana che dappertutto lasciano intravedere i segni della sua formazione.Dal tufo verde dell’Epomeo alle falesie di Serrara l’isola è un immenso itinerario geologico
Ischia è un’isola interamente vulcanica, ampia 46,3 km2, che si trova circa 33 km a Sud-Ovest di Napoli. La parte centrale dell’isola è formata dal Monte Epomeo, che copre una superficie di 16 km2 (il 34,5% dell’intera isola). Il rilievo è costituito principalmente da una roccia vulcanica detta Tufo Verde di Monte Epomeo, insieme a minori quantità di sedimenti e prodotti di eruzioni successive. Schema della struttura geologica dell’Isola d’Ischia
Un’ampia area triangolare di forma depressa, denominata Graben d’Ischia, si estende a Nord-Est del Monte Epomeo, tra Casamicciola, Barano e Ischia Ponte. L’area è delimitata a Sud da un sistema di fratture che vanno da Carta Romana ai Maronti e a Ovest dal margine orientale del Monte Epomeo. La depressione è divisa in due da una faglia che segue la valle di Rio Corbore. Intorno al Monte Epomeo, si trovano numerose strutture vulcaniche, la cui attività è stata suddivisa in cinque fasi principali. L’eruzione del Tufo Verde del Monte Epomeo separa i primi due periodi eruttivi da quelli successivi.
Fase 1 - più vecchia di 150.000 anni fa
Fase 2 - compresa tra 150.000 - 75.000 anni fa
Fase 3 - compresa tra 55.000 - 33.000 anni fa
Fase 4 - compresa tra 28.500 - 18.000 anni fa
Fase 5 - da 10.000 anni fa al 1302
L’attività pre-Tufo Verde Fase 1 (attività prevalentemente esplosiva: Formazione di Carrozza; Formazione inferiore della Scarrupata di Barano)
La storia vulcanologica di Ischia si ricostruisce attraverso i prodotti che si sono accumulati a formare l’isola eruzione dopo eruzione e che sono ora visibili quasi esclusivamente nelle sezioni naturali lungo le falesie, dal momento che gran parte del territorio interno è coperto da materiale di frana e da edifici.
I prodotti più antichi testimoniano un’attività vulcanica prevalentemente di tipo esplosivo. Si tratta di strati di pomici e scorie (Formazione di Carrozza) che formano la struttura interna di Monte Vezzi e che si vedono anche nella falesia lungo la Spiaggia di S. Pancrazio. Un vallone inciso nei materiali franati dal M. Epomeo I prodotti successivi a quelli della Formazione di Carrozza costituiscono la Formazione Inferiore della Scarrupata di Barano e si vedono lungo la Scarrupata stessa e a P.ta di S. Pancrazio.
I depositi hanno spessori di circa 100 m e testimoniano violente eruzioni, almeno tre fasi esplosive, intervallate da periodi di riposo. Si tratta di materiale vulcanico di dimensioni molto diverse, con ceneri inglobanti pomici, spesso deformate dal trasporto all’interno di flussi piroclastici. La maggior parte dei prodotti delle fasi più antiche è stata erosa dall’azione del mare o sepolta da eruzioni successive. Parte della Formazione inferiore della Scarrupata di Barano Fase 2 (attività prevalentemente effusiva: duomi di lava di Punta Imperatore, Capo Negro, Punta Chiarito, Sant’Angelo, Punta della Signora, Capo Grosso, La Guardiola, Monte Vezzi, Castello d’Ischia, Monte Vico).
La Fase 2
Nella seconda fase di attività sono inseriti i tre duomi di lava che formano, tra il Lido dei Maronti e la Scarrupata di Barano, Punta della Signora, Capo Grosso e La Guardiola. Della stessa fase sono anche due dicchi di lava affioranti alla base della Scarrupata di Barano e che in parte sollevano i soprastanti depositi dei flussi piroclastici.
È attribuita all’attività pre-Tufo Verde anche la colata di lava affiorante a Rione Bocca, sul pendio occidentale del Monte Epomeo. Depositi di pomici e brecce, alternati a colate di lava, visibili sul versante Nord-occidentale di M. Vezzi, costituiscono la Formazione Superiore della Scarrupata di Barano. Ai duomi di lava di questa fase appartiene anche il tipico rilievo su cui sorge il Castello d’Ischia, formato dalla sovrapposizione di sottili colate di lava viscosa.
Dello stesso periodo è il duomo di Monte Vezzi e le due colate di lava molto viscosa che escono dal suo fianco, oltre ad altri flussi di lava che formano la penisola di San Pancrazio, Punta della Cannuccia, Parata e la base di Punta Imperatore. Il duomo di Monte Sant’Angelo, ricoperto dai prodotti stratificati delle eruzioni successive Anche la parte inferiore della penisola di S. Angelo è formata da un duomo di lava attribuito al secondo periodo di attività, come altri duomi che formano Punta Chiarito e Capo Negro e i due centri eruttivi visibili lungo la costa a Punta della Pisciazza. Benchè non allineato con gli altri coni e duomi, anche il duomo di Monte Vico appartiene a questa fase. Molti duomi e colate della seconda fase di attività sono semisepolti dai prodotti delle eruzioni esplosive successive. All’intensa attività pre-Tufo Verde, segue lo sprofondamento di un’area centrale dell’isola e una lunga fase di quiescenza, terminata intorno a 55.000 anni fa.
Fase 3 (attività esplosiva: Formazione di Pignatiello, Tufo Verde del Monte Epomeo, Formazione di Citara)
L’attività vulcanica riprende con numerose eruzioni esplosive, i cui prodotti sono chiamati Formazione del Pignatiello, Tufo Verde di Monte Epomeo e Formazione di Citara. I centri eruttivi di questa attività attualmente non sono più distinguibili. Nella terza fase si colloca l’eruzione che ha formato il Tufo Verde. Il possibile centro di emissione è individuato nella zona meridionale dell’isola, tra la penisola di Sant’Angelo e la spiaggia dei Maronti.
Parte dei prodotti di questa eruzione ha riempito la depressione (caldera) che si era formata dopo le prime fasi e in parte si sono distribuiti nel settore orientale dell’isola. Il caratteristico colore verde, frequente nei prodotti vulcanici alterati dal contatto con acqua marina, fa ritenere che la parte più profonda della caldera fosse invasa dal mare al tempo dell’eruzione e che il livello dell’acqua si sia poi innalzato e abbia ricoperto l’intera depressione.
Il Tufo Verde è probabilmente rimasto sott’acqua fino a circa 28.000 anni fa, epoca cui viene datata l’emersione dell’intero blocco che ha formato il rilievo di Monte Epomeo. I depositi di Tufo Verde esterni alla caldera si sono formati in ambiente sub-aereo e, a differenza di quelli che formano il Monte Epomeo, consistono in materiali sciolti, con molta matrice cineritica e grosse pomici e con un colore che varia dal bianco al giallastro.
Questi prodotti si rinvengono nel promontorio di Monte Vico e Punta Imperatore, nonché lungo le falesie della Scarrupata di Barano. La successione di prodotti chiamati Tufi di Citara è datata tra 44.000-33.000 anni fa e viene attribuita a tre differenti eventi eruttivi, caratterizzati da prevalente attività idromagmatica.
La Formazione di Citara sovrasta quella del Tufo Verde di Monte Epomeo a Monte Vico, sulle pendici del Ciglio, tra Capo Negro e Punta Chiarito e tra la spiaggia di Citara e Punta Imperatore.
Fase 4 (attività effusiva e esplosiva)
Duomo lavico di Grotta del Mavone; flussi di lava dei vulcani del Pilaro; attività esplosiva di Scarrupo di Panza e della Formazione inferiore di Cava Pelara; attività effusiva di Schiappa e Pomicione. Dopo queste eruzioni vi è un periodo di stasi.
L’attività riprende con le eruzioni esplosive di Punta Imperatore, della Formazione superiore di Cava Pelara e del vulcano di Campotese. L’attività vulcanica attribuita a questa fase relativamente breve e intensa, si sviluppa principalmente da vulcani monogenici distribuiti nel settore Sud-Ovest dell’isola, oltre che da alcuni centri isolati collocati nell’area degli Scogli di S. Anna e di Monte Vezzi.
La sequenza dei prodotti eruttati è visibile lungo la costa tra Punta Imperatore e la penisola di Sant’Angelo. L’attività iniziale della quarta fase è di tipo effusivo, testimoniata dalle lave che si trovano alla base della Grotta del Mavone e che rappresentano la parte superiore di un duomo. Queste sono ricoperte da colate di lava e letti di scorie ricollegati all’attività dei centri vulcanici del Pilaro.
Sulle lave delle fasi effusive, senza tracce di intervallo nell’attività eruttiva, si appoggiano strati di pomici e scorie, attribuite all’attività esplosiva del vulcano Scarrupo di Panza, che ricoprono in discordanza sia le lave del Pilaro che i depositi delle Fasi 2 e I prodotti della Formazione Inferiore di Cava Pelara derivano probabilmente da eruzioni contemporanee a quelle del vulcano Scarrupo di Panza.
Dopo le colate di lava di Schiappa e Pomicione, un esteso paleosuolo interrompe questo ciclo prevalentemente effusivo e indica una fase di quiete. La quarta fase eruttiva termina con le eruzioni esplosive del vulcano di Campotese, il cui bordo craterico è ancora in parte conservato, e la formazione dei coni di scorie di Monte Cotto, Monte Vezzi e quello di Grotta di Terra, datato intorno a 22600 anni fa, e probabilmente anche i coni del Ciglio e Cava Petrella.
La Fase 5
Numerose eruzioni, datate a partire da circa 10.000 anni fa, segnano la fine di un periodo di quiescenza e l’inizio di una fase di attività che si è protratta fino all’eruzione dell’Arso del 1302. Le eruzioni si sviluppano da vulcani monogenici distribuiti lungo il bordo orientale del Monte Epomeo, verso la zona pianeggiante del Graben di Ischia. L’origine di questi centri è ricollegata alle fratture presenti alla base del Monte Epomeo, formate dal movimento del blocco di Tufo Verde verso l’alto.
I prodotti della Formazione di Piano Liguori consistono in strati di pomici e ceneri provenienti da un centro eruttivo non chiaramente riconosciuto e ipotizzato da vari autori o nell’area di Campotese o nei Campi Flegrei o in un centro eruttivo formatosi nel graben d’Ischia, forse parzialmente sommerso. I prodotti ricoprono un paleosuolo contenente reperti archeologici di epoca neolitica. Il centro di Zaro è stato attivo fino a tempi preistorici e storici.
L’attività di questo vulcano ha formato una serie di rilievi di lave viscose e una spessa colata di lava, lunga 1500 m, larga circa 1 km e alta un centinaio di metri. Sul lato sinistro della Baia di S. Montano si vede la base della colata con uno strato di pomici sottostante, attribuito allo stesso evento. Appartengono alla fase più recente le eruzioni del Cantariello che hanno formato, tra Piedimonte e Fiaiano, otto coni di pomici con dimensioni massime di circa 200 metri di diametro e 50 di altezza.
Le pomici di queste eruzioni coprono anche le lave tagliate dal Rio Corbore. Sul versante di Punta della Cannuccia, sopra le ceneri di Piano Liguori, si trova un cratere d’esplosione, ampio circa 50 m, riempito di scorie. Un altro duomo, allungato lungo una fessura eruttiva si trova a Costa Sparaina. Le lave del duomo coprono uno strato di pomici, probabilmente emesse all’inizio della stessa eruzione. Il duomo che forma M. Tabor è parzialmente ricoperto dalle lave più recenti di P.ta della Scrofa. A Est delle lave di P.ta della Scrofa sorge il piccolo duomo lavico di Castiglione del quale, a P.ta Bagnietielli, si vede il dicco di alimentazione magmatica.
Una serie di coni concentrici forma il complesso vulcanico del Montagnone. Il cono di tufo più esterno ha una forma a mezzaluna (Costa del Lenzuolo) e racchiude un cono più recente (Bosco dei Conti), sulla cui cima si trova il cratere di Fondo Ferraro. Alcuni duomi sono cresciuti intorno al bordo craterico (Fondo Ferraro, Posta Lubrano).
I duomi Montagnone-Monte Maschiatta si sono formati più o meno contemporaneamente. Il cratere circolare di circa 400 m di diametro di Porto d’Ischia si è formato lungo la stessa fessura eruttiva del Montagnone. Il Lago del Bagno, formatosi all’interno del cratere, è stato tagliato nel 1853 per formare l’attuale porto. Carta geologica dell’area di Porto d’Ischia, dove si nota la forma circolare del cratere.
Il duomo che forma il rilievo di M.te Trippodi è quasi completamente ricoperto da pomici che arrivano fino a Colle Jetto, Montegatto e Candiano. Le pomici hanno alla base un paleosuolo ricco di reperti archeologici datati al II sec. a.C. I centri eruttivi Vateliero, Molara e Cava Nocelle si sono formati lungo una frattura che separa M. Vezzi dal Graben d’Ischia e dal rilievo del M.te Epomeo. Il più meridionale è il cratere del Vateliero, le cui bombe e blocchi hanno ricoperto un paleosuolo ricco di reperti romani del II e III sec., senza accumularsi a formare un cono.
Molara è un cratere in parte riempito da una colata di lava, con un cono di scorie sul lato occidentale. Cava Nocelle è un cratere con un deposito di scorie mantellante e una piccola colata di lava sul fondo. I coni del complesso vulcanico di M.te Rotaro si sono formati in successione da Sud a Nord lungo una frattura eruttiva. Lo strato vulcano Bosco della Maddalena è il più antico e presenta la depressione craterica sommitale di Fondo d’Oglio.
Il versante Nord di Bosco della Maddalena è stato distrutto dalla successiva formazione del duomo di M.te Rotaro. Alla base del versante Nord di M.te Rotaro si trova una serie di colate di lava. La più vecchia ed estesa di queste colate forma P.ta della Scrofa, mentre altre si vedono sopra il cimitero di Casamicciola. L’ultima eruzione avvenuta su Ischia è la colata di lava dell’Arso, nel 1302. Intorno al punto di emissione della colata, collocato nei pressi di Fiaiano, si è formato l’anello di scorie Le Cremate.
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