Mare e sole, terapie di bellezza già per gli antichi

Dall’acqua benessere e vigore, dal sole bellezza e salute. Lo sapevano già Cleopatra, gli antichi greci ed i romani che trascorrevano lunghe ore a mollo e sotto i raggi del sole.Sole non soltanto fonte di forza ma oggetto di culto e riti misterici

Fonte sacra di forza e bellezza era l’acqua per gli antichi Greci che per la sua virtù ebbero un Achille invulnerabile ed una Venere dal mare emergente, dea della bellezza e dell’amore.

Nel mare, al pari del cielo e della terra, si svolgono e si sviluppano i miti.

Le divinità importanti di una religione, nelle manifestazioni antropomorfe e teriomorfe, secondo la scuola di Mitologia Comparata di F. Max Müller (1823-1900) non sono altro che il Sole, il quale, oltre che un posto preminente nella cosmogonia, era anche la divinità Shamash a Babilonia, Ra in Egitto, Helios in Grecia, Mitra in Persia. Reperti archeologici che risalgono ad almeno dodicimila anni fa rinvenuti nel 1971 in una caverna del Mato Grosso brasiliano, chiamata da W.J. Von Puttkamer Abrigo do Sol o Rifugio del Sole, testimoniano l’esistenza di un popolo che adorava il sole: questi paleo-indiani, antenati degli attuali Wasusu, avevano donne guerriere come le Amazzoni della mitologia greca e scolpivano sulla roccia una miriade di simboli solari e della fertilità femminile.

Il Sole, dispensatore di benessere e guaritore di tutti i mali era oggetto di culto particolarmente vivo e diffuso nel bacino del Mediterraneo.

Zeus, padre degli dei, era anche il dio del Sole. Helios, il dio eternamente giovane e della cui divinità era convinto pure Platone, era venerato a Corinto, ad Argo, in Sicione, sul Monte Taigeto, in Elide, a Fregane; aveva un tempio ed una statua colossale a Rodi ed un’altra gli era stata eretta da Nerone a Roma: qui il suo culto, di origine sabina, veniva officiato nel tempio di Quirino sul quale fu costruito nel 239 a.C. il primo orologio solare.

Il dio sole fu presto confuso con Apollo, dio raggiante che esce dal grembo della notte.

La sfinge egiziana, dal viso umano e dal corpo di leone, non è altro che la raffigurazione del dio Ra. Durante il periodo del Nuovo Regno (1580-1080 a.C.) Ekhnaton si rivolge al Sole, e così lo onora: “Splendido ti levi all’orizzonte, o Aton, scintilla della vita, che di te si alimenta”. Heliopoli è il nome che i Romani diedero a Baalbeck in Libano, la città di Baal dio del Sole, così come in Egitto Elaiopoli è il nome greco della città di On, importante per l’adorazione di Ra, oggi occupata da un sobborgo del Cairo.

Anche Mitra, dio della luce e del sole nell’antica Persia, si diffuse fra i Romani specie nel II secolo d.C.: il suo culto, di tipo misteriosofico, presente pure fra i milites di stanza ad Aquileia, ebbe i favori di Commodo (180-192) ed Aureliano (270-275) che costruì un tempio in suo onore. Resti di suoi santuari sono stati trovati in Gran Bretagna a York e nel Northumberlan e, nel 1954, nella City di Londra.

Il re ittita si chiamava Sole; al suo fiancasi venerava una divinità solare femminile, la dea Arinna, simile ad Amaterasu la dea solare giapponese, mentre l’antica mitologia cinese ci rappresenta un dio sole che guida un carro trainato da un drago.

Pure le antiche tribù teutoniche credevano nel culto di un sole di sesso femminile.

Certamente simbolo solare in India dal 500 a.C. la svastica compare presso molte popolazioni della preistoria fino in età storica, sugli idoletti femminili a Troia, sui vasi di Dipylon in Grecia, nel palazzo di Cnossos a Creta, a Cipro, nelle civiltà latino americane in epoca precolombiana, nella civiltà villanoviana in Italia e nell’arte funeraria cristiana da II sec. In poi: reperti di questo tipo sono venuti alla luce recentemente anche a Quarto d’Altino e a Noventa di Piave.

Famose sono le terrazze costruite dagli Assiri per quella che oggi noi chiameremo elioterapia, in omaggio al dio sole Ashur. Di Ippocrate di Coo (460-380? a.C.) tutti conoscono l’importanza per l’impostazione "razionale" della medicina; dalla sua opera “De aere, aquis et locis” affiorano ancora oggi spunti interessanti per lo studio della climatologia e talassoterapia: fu allievo di Erodico da Lentini il quale, col contemporaneo Icco da Taranto (490-? a.C.), era cultore della ginnastica, della dieta e dell’esposizione al sole.

Nella Magna Grecia vi fu tutto un fiorire di terme spesso unite alle palestre e, guarda caso, proprio sulle soleggiate riviere del Mediterraneo. Già gli Egiziani consigliavano l’uso dell’acqua di mare per curare e detergere piaghe e per il potere terapeutico del bagno marino; Euripide (480-406 a.C.) ammalatosi appunto in Egitto fu curato con bagni freddi di acqua di mare e scrisse: “il mare guarisce le malattie degli uomini”. Osservando gli egiziani che essiccavano polli e pesci al sole, Erodono d’Alicarnasso (484-425 a.C.) dedusse che il sole impediva la putrefazione della carne e scriveva che l’esposizione dell’uomo al sole lo rinvigorisce.

Lo stesso Erodono, secondo quanto riferisce Oribasio, proponeva il bagno di sabbia secondo una tecnica assai simile a quella dei giorni nostri. Anche Aristofane (450-385 a.C.) nelle sue opere mostra di apprezzare il clima marino per la sua attività terapeutica. Greci e Romani amavano abbronzarsi: questi ultimi edificarono ville sulle spiagge del Tirreno, dell’Adriatico e perfino del Mare del Nord e consigliavano l’uso dell’acqua di mare per le sue molteplici attività terapeutiche (Celso Aulo Cornelio, Plinio, Seneca) o per conservare la bellezza del corpo: tale era lo scopo del bagno marino per Cleopatra.

Plinio il Vecchio (23-79 d.C.) scriveva che i bagni di mare eccitano e sviluppano il corpo. Celso, la cui opera si fa risalire, secondo Pazzini, alla fine del primo secolo a.C., nel De Medicina consiglia di sciogliere le membra meglio al sole che all’ombra e di far seguire all’esercizio muscolare l’unzione eseguita al sole.

Con quanta cura Nerone facesse uso dell’acqua di mare è detto da Svetonio (69-130 d.C.) nella sua Vita dei Cesari.

Il solarium, nelle terme romane, serviva per il bagno di sole, come riferisce Plinio (23-79 d.C.) che con Cicerone (106-43 d.C.) chiamava il bagno solare "sol arsus" se eseguito con esposizione a pelle asciutta e "sol unctus" con pelle unta. La moglie dell’imperatore Gallieno (218-268), Cornelia Saponina si recava al mare per esporsi al sole. Sotto l’imperatore Giuliano, il medico Oribasio (325-423 d.C.) nelle sue “Collectiones medicae” composte di 70 libri, raccolse quanto era noto di medicina fino al suo tempo; consigliava il bagno di sole per la cura dell’artrite e dell’obesità.

Dalla vastissima iconografia sull’antica simbologia solare e marina, appare evidente quella sacralità da cui doveva derivare la fede in un potere terapeutico del sole e del mare. L’iniziatore del periodo moderno della talassoterapia può considerarsi Richard Russel (1687-1759) da Michelet chiamato "l’inventeur de la mer" le cui opere più importanti sono"De tabe glandulari, sive de usu aquae marinae in morbis glandularum" (1750) e "On the use of sea water" (1750).

Russel diceva: “bisogna bere l’acqua di mare, farvi il bagno, mangiare tutte cose marine nelle quali è concentrata la virtù del mare”. Sembra che la prima "Casa di salute termale marina" sia sorta a Dieppe nel 1778 e il primo "Ospizio Marino per bambini" a Magrate, in Gran Bretagna, nel 1791 forse l’unico fino al 1842 allorché ne fu costruito un altro, il primo in Italia, a Viareggio.

La letteratura in proposito fiorisce già alla fine del ’700 e dimostra fra l’altro che ci si è abbandonati ad un entusiasmo non sempre giustificato (White: The use and abuse of sea water, London 1775). L’acqua di mare si somministra per bocca, per clistere, per via intramuscolare ed endovenosa; per renderla più gradevole la si offre sotto forma di pozioni edulcorate seguendo le orme di Dioscùride Pedanio, medico greco di Anazarba del I sec. d.C.; la si da, come riferisce lo stesso Ippocrate, come purgante; ancora oggi, d’altra parte, seguendo un’antica tradizione, i veneziani chiamano "sal de canal" il sale amaro ottenuto dall’acqua di mare comunemente usato per la sua azione purgativa. In Italia il primo documento ufficiale riguardante la talassoterapia è il "Regolamento per il buon servizio e il buon ordine dei bagni di mare", del Governo Toscano nel 1822.

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