Aniellantonio Mascolo: ieratismo arcaico nella storia delle gente di Ischia
«Verso i vent’anni, facevo il falegname, andai a Siena per studiare gli intagli delle cattedrali. Sora Rita, una donna da cui ero ospite, mi disse: - Perché non si scrive alle Belle Arti? - Allora ignoravo che con la creta si facessero le statue, andai all’Accademia e mi iscrissi in plastica ornamentale e disegno. La plastica mi appassionò, decisi di fare lo scultore»
Aniellantonio Mascolo è nato ad Ischia il 6 gennaio 1903.
Nell’essenzialità del racconto, nella funzionalità delle linee, la produzione di Aniellantonio Mascolo, al di là del mezzo tecnico espressivo di cui si serve, resta profondamente legata al plasticismo non necessariamente informato in senso figurativo. Mascolo racconta la storia della sua gente con immediatezza ed efficacia e nel suo discorso non c’è compiacimento, vedutismo, paesaggismo ma documentazione e denuncia. Un discorso culturale dunque; quando recupera, certamente, il passato, storico.
La lettura dei suoi lavori è immediata, perché testimonia le occupazioni della gente dell’isola nel lavoro atavico ed esistenziale dei pescatori e dei contadini; degli artigiani del ferro, del legno; dei maniscalchi, dei maestri bottai e dei maestri carpentieri; dei maestri muratori come dei musici di banda.
Il paesaggio è quello non ancora contaminato dalla speculazione edilizia, non appesantito dal cemento; semplice nella linearità dell’architettura mediterranea, piena di luce nel bianco della narrazione, piena di movimento nella costruzione. Piazze dove riti antichi e fascinosi si ripetono in processioni, in feste paesane dal sapore ancestrale e primitivo. Nelle sue silografie c’è una geometria religiosa, una compostezza ieratica, una teoria delle arti e dei mestieri tra balconate, archi, bellissime scale con ballatoi, porticati: Ischia Ponte. Figure bianche campeggiano quadrati neri.
Nelle “piazze” di Mascolo non c’è consumo, c’è lavoro, pratica religiosa, folklore.
La xilografia è tecnica antichissima, naturale espressione della stampa popolare; nata nel cuore dell’Europa durante il XV secolo, informava di sé la sfera del sacro-magico, tendeva al propiziatorio; pratica usata per le carte da gioco ed ancora per carte geografiche; iconografia dei fatti religiosi. Mascolo affronta il tema sacro, sviluppandolo in motivi e momenti di gioiosa coralità: il Presepe, Cristo che evangelizza, Francesco che rende mansueto il lupo.
Le terrecotte sviluppano, in parte, gli stessi temi.
La tecnica è coscientemente arcaica; la materia è trattata con amore, le forme sono accarezzate e non violentate conservando così la propria fisicità. Ritorna qui l’uomo sensibile ai materiali, l’uomo che conosce il legno (faceva il falegname), carezza l’argilla assecondandone con le mani la rotondità delle forme.
«Io ho sempre amato la terracotta, il legno. Forse avendo la possibilità, avrei fatto delle opere in bronzo, mai in marmo, è troppo freddo». Nel 1948 espone alla XXIV Biennale Internazionale di Venezia ed a questa prestigiosa manifestazione viene nuovamente invitato nell’anno 1952 (XXVI). Molte sue opere si trovano in gallerie e musei italiani e stranieri.
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