La musica di Natale ad Ischia viene da lontano: gli “zampognari”
Sembrano provenire direttamente da un presepe napoletano; con i loro vestiti da montanari ed i loro visi ieratici. Già alle prime luci livide dell’alba sono in giro per borghi e case a suonare vecchie melodie religiose con strumenti ancora più antichi. Sono gli zampognari, vengono dalle regioni del profondo sud come la Calabria, dal Molise e dalle montagne dell’Abbruzzo, parlano di transumanza e di mestieri scomparsi e quando appaiono il Natale è vicino.Se siete in vacanza sull’isola di Ischia a Natale, ma anche nei primi giorni di dicembre, avrete l’occasione di partecipare ad una delle più antiche tradizioni etniche del sud Italia: l’arrivo degli zampognari
L’atmosfera che si respira per le strade profumate di caldarroste è riscaldata da queste musiche che parlano della venuta del Signore, “ Quann nascette ninno”, le Novene, musiche che emozionano per la loro arcaica semplicità, musiche che “portano bene”, che hanno un valore sacro e beneaugurate per le case che aprono loro le porte.
Gli zampognari sono in genere due: uno suona la zampogna, strumento simile ad una cornamusa, l'altro la ciaramella, strumento a fiato fatto di canne.
Già anticamente il loro arrivo in città coincideva con la festa dell' Immacolata; tutte le botteghe e tutte le case che esponevano un'immagine della Vergine ottenevano una melodia natalizia in cambio di un piccolo obolo.
Un cronista del 1840 annotò "cosiffatta serenata chiamasi anco l'albata".
La loro figura e le loro storie hanno ispirato poeti e cantanti napoletani, quali Ferdinando Russo ed Armando Gill, autore di " 'O zampugnaro nnammurato ", ispiratagli da una storia vera. Il cantautore narra la vicenda di uno zampognaro, giovane e povero, che abbondana la fidanzata, poichè follemente innamorato di una ricca signora, conosciuta durante una novena.
Solo l'ultimo giorno della festa scoprirà che la signora ha già marito.
Lo strumento musicale dal quale prendono il nome è la zampogna: costituita da canne sonore di legno inserite in una sacca di pelle di capra o di pecora.
L’otre si gonfia direttamente con il fiato del suonatore, pertanto il flusso d’aria non si può interrompere. Le canne, almeno due, sono utilizzate una per la melodia e l’altra di bordone, cioè come nota di accompagnamento.
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