Giardini La Mortella, poesia d’inverno. Chi pensa che un giardino sia bello soltanto nelle stagioni calde, non conosce la poesia della natura che si prepara al grande freddo lasciando cadere le foglie o che apparentemente dorme, mentre sotto terra ricomincia a germogliare nuova vita. Un giardino d’inverno ha un fascino tutto particolare, e ne sono convinti anche dalla Mortella di Forio, e questo anno per la prima volta in assoluto c’è la possibilità di visitare il parco nella sua incantevole veste invernale.
A guidare i visitatori ci saranno delle guide naturalistiche che spiegheranno le varietà di piante raccolte, ma racconteranno anche la storia della nascita dei giardini.
Quando il compositore inglese William Walton convinse la moglie Susana a vivere sull’isola di Ischia.
È una storia che Lady Susana amava narrare ai suoi ospiti – ed anche a chi andava a intervistarla in qualche occasione particolare – tra un sorriso, una tazza di tè e un cappellino bizzarro. «William si era innamorato di questa isola, e in particolare di Forio. E voleva convincermi a tutti i costi a trasferirci qui. Ma io non ne volevo sapere, mi piaceva la vita più movimentata della città. Poi un giorno mi portò a vedere un grande terreno, baciato dal sole, affacciato sul mare, insomma un paradiso. E qua ti farò un bel giardino, mi disse, sapendo la mia passione smodata per le piante. Così accettai, e costruimmo la nostra casa circondandola da un meraviglioso angolo di verde».
E c’è da credere alle parole di lady Susana, quando parlava di giardino meraviglioso perché a disegnare il primo nucleo, quello attorno al quale poi negli anni si è sviluppato tutto il parco, fu negli anni 50’ il famoso architetto paesaggista Russell Page. Page riuscì a valorizzare la natura un po’ selvaggia del luogo integrando piante rare e di paesi lontani - ma anche magnolie, ortensie, felci, cycadaceae, una grande Chorisia speciosa e altissimi Liriodendron tulipifera, alberi di venti metri dai graziosi fiori gialli - tra le rocce vulcaniche di cui abbondava il sito. Il disegno geometrico della fontana centrale, del ruscello-vialetto in armonico contrasto con la profusione di fioritura, ed il tocco orientale dei giochi d’acqua, caratterizzano ancora oggi il giardino a valle, un giardino ombroso e un po’ segreto, sul quale affaccia la dimora dove abitarono lady Susana e sir William Walton, avvolta dalle piante rampicanti.
Questo è il primo nucleo, poi con il tempo quel giardino non era più sufficiente a contenere l’incontenibile passione botanica di Lady Susana, così venne acquistata la collina alle spalle della proprietà e il parco si ingrandì di parecchio. Quella collina era davvero molto assolata, perfetta dunque per una raccolta di oltre 3000 specie di piante esotiche e rare, mescolate con piante della macchia mediterranea, straordinari roseti.
Anche qui venne continuato il fortunato connubio verde e acqua con fontane, piscine, ruscelletti dove trova un habitat eletto una superba collezione di piante acquatiche: papiri, fior di loto e ninfee tropicali. Oltre a tutto ciò sulla collina trovano spazio anche elementi architettonici pregni di significati iconografici: tra mito, storia, religione e filosofia.
L’imponente Tempio del Sole che richiama antichi luoghi di culto
Grazie alla presenza dell’acqua e dei bassorilievi di ispirazione mitologica, opera di Simon Verity, che illustrano l’affinità di Apollo, il Dio della Musica e della Poesia, con altre arti e scienze, quali la medicina, la danza, la crescita della flora, la natura, le selve antiche, oltre al suo ruolo di indovino e custode dell’Oracolo. Il tempio ha un programma iconografico molto elaborato, che fa riferimento ai riti misterici della vita e della morte: la stanza della nascita, la stanza di Apollo e delle muse dove alcuni bassorilievi sono una celebrazione simbolica della vita e del suo trionfo nei piaceri terreni. Eppoi la terza stanza quella della fine della vita mortale, dove una citazione dal VI canto dell’Eneide ricorda il viaggio di Enea nell’oltretomba.
Ma la diva dei Giardini La Mortella è la Victoria Custodita nella serra tropicale nel giardino a Valle, questa enorme e sensualissima ninfea che viene direttamente dai Rio delle Amazzoni è la meraviglia del parco.
Con le sue enormi foglie rotonde e con i suoi fiori giganteschi, la Victoria è un simbolo nella forza sensuale, incontenibile, ipertrofica della natura. Il profumo inebriante che riempie la serra conduce subito i visitatori in piena foresta amazzonica. Ma la particolarità di questa pianta è un’altra: la sua bizzarra fioritura. Quando è tempo, all’imbrunire sbocciano dei fiori bianchi che restano aperti fino alla tarda mattinata del giorno seguente, quei candidi fiori sono di sesso femminile. Fin qua nulla di strano! Ma poi nel tardo pomeriggio i petali cominciano a cambiare colore e come un incantesimo diventano rosso porpora, il colore della forza e della guerra e infatti cambiano anche sesso, diventano maschi. Un fiore che ha una vita intensa e movimentata ma che vive poco, presto sparirà immerso nelle acque. Questi fiori hanno bisogno di un “paraninfo” e vengono infatti impollinati dai coleotteri, che volano liberamente nella Victoria House.
Un po’ cenni botanici sulla Victoria: La Victoria cresce nei fiumi che formano il bacino del del Rio delle Amazzoni e fu scoperta da un botanico tedesco, Thaddaeus Haenke, nel 1801. Introdotta in Europa, fu fatta fiorire per la prima volta da Joseph Paxton, capo giardiniere del Duca di Devonshire, nel 1840, in una serra costruita di proposito, diventando la ‘meraviglia’ botanica ricercata da tutti. E’ la più grande delle ninfee, con foglie che possono raggiungere i tre metri di diametro e gambi di 7-8 m di lunghezza. In passato era denominata Victoria regia. La Victoria amazonica è raffigurata nello stemma della Guyana.
Il nome Victoria le venne dato in omaggio alla regina Vittoria, ebbene proprio una delle regine più conservatrici e moraliste della storia abbinata ad un fiore transgender, evidentemente nel regno delle piante nulla fa scandalo.
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